Molto spesso capita che a causa del rumore di fondo dei media non riusciamo a cogliere delle notizie che meriterebbero la nostra attenzione di investitori. Una di queste è la recente implementazione di Eni di un nuovo supercomputer che forse le permetterà di acquisire un vantaggio competitivo “alla Warren Buffett” nei confronti dei suo diretti concorrenti. Ti racconto tutto in questo articolo.
Nel libro “Nudge – La spinta gentile” del premio nobel per l’economia Richard H. Thaler, c’è un passaggio che voglio condividere con te.
Le opere ben costruite fanno sapere a chi le utilizza quando agiscono correttamente e quando commettono errori.”
In tal senso Io stesso Thaler prende come esempio i computer portatili che avvisano quando la batteria sta per scaricarsi.
Oppure le moderne fotocamere digitali che avvisano con un finto click che la foto è stata scattata.
Tuttavia, bisogna fare attenzione a una cosa.
Citando Thaler:
Nel progettare i sistemi di allarme bisogna evitare di dare così tanti avvertimenti che l’utente finisce per ignorarli.”
Se la fotocamera facesse continuamente click, quel suono non avrebbe alcun senso per noi.
E questa concetto lo possiamo traslare anche per quanto riguarda le notizie.
Siamo così tanto bombardati di informazioni che molto spesso capita di farci sfuggire qualche notizia veramente interessante.
Non a caso uno dei comandamenti citati da Luca Lixi, fondatore e CEO di Lixi Invest, nel libro “I X comandamenti dell’investimento finanziario” è proprio SPEGNI LA TV.
Molto spesso, in mezzo alla grossa quantità di notizie semi-spazzatura, c’è del buono che purtroppo ci sfugge.
Tra le informazioni che sono passate in sordina in queste settimane c’è la notizia di una grande innovazione tutta italiana.
Una di quelle notizie che piacciono agli appassionati di aziende, business ed economia reale.
L’energia di domani passa dall’innovazione di oggi
Il Green Data Center di ENI si trova in mezzo alla campagna pavese, a Ferrera Erbognone.
Inaugurato nel 2013 in un’area di circa 100 mila metri quadrati, il centro è costituito da due corpi simmetrici e indipendenti l’uno dall’altro che ospitano gli oltre 10mila sistemi informativi centrali del gruppo.
Ed è qui che poche settimane fa ENI ha inaugurato l’HPC5, uno fra i dieci supercomputer più potenti al mondo.
L’High Performance Computing 5, questo il nome per esteso, è una batteria di unità di calcolo parallelo, in grado di sviluppare una massiccia potenza di elaborazione.
Associata al sistema di supercalcolo che era già operativo dal 2018 (HPC4), l’infrastruttura raggiunge una potenza di picco di 70 Petaflop.
Vale a dire 70 milioni di miliardi di operazioni matematiche svolte in un secondo.
Per avere un’idea di comparazione, più o meno chiara, Summit (il supercomputer più potente per ora sulla Terra con 200 Petaflops), svolge fino a 200 milioni di miliardi di calcoli al secondo.
Ed è come se ogni abitante della Terra facesse un’operazione di calcolo ogni secondo, 24 ore su 24, per 305 giorni, con la differenza che Summit fa tutto questo in 1 solo secondo.
Ma che cos’è un supercomputer e a che cosa serve?
In pratica un supercomputer esegue calcoli matematici a elevate prestazioni.
I supercomputer vengono utilizzati per realizzare processi di calcolo intensivi come:
- Le previsioni meteorologiche (incluse le analisi sull’incidenza dell’inquinamento sull’ambiente)
In campo meteorologico posso per esempio essere impiegati per prevedere l’evoluzione locale e regionale dell’andamento del tempo e prevedere la dimensione e il percorso di uragani e inondazioni, consentendo di dare l’allarme preventivo per gli eventi stremi.
- Le analisi molecolari (calcolo delle proprietà chimiche, ecc)
Il supercomputer può essere usato in medicina per risolvere complesse equazioni fisiche che modellano i processi molecolari e le interazioni di un nuovo farmaco con i tessuti umani.
Ad esempio, recentemente il supercomputer del Cineca, consorzio universitario con sede a Casalecchio di Reno, è riuscito a individuare le prime 40 molecole che potrebbero avere il potere di fermare il Covid-19.
Un pacchetto che ora dovrà affrontare test in laboratorio e biologici per trovare la sostanza più adatta per annullare Sars-CoV2, che a conti fatti potrebbe essere sintetizzata nella seconda metà dell’anno.
- Simulazioni fisiche (simulazioni di fluidodinamica, simulazioni di detonazioni nucleari, di astrofisica, di fisica nucleare ecc),
L’industria aeronautica e automobilistica utilizzano a loro volta i supercomputer per realizzare simulazioni complesse ed effettuare test sia sui singoli componenti sia sugli aerei e le auto nel loro complesso.
Ma a cosa serve ad ENI un computer così potente?
Prima di rispondere a questa domanda devo fare un breve inciso di cui capirai presto il motivo.
Il vantaggio competitivo secondo Warren Buffett
La strategia di investimento di Warren Buffett, volendo semplificare al massimo è:
- Analizza i bilanci delle aziende quotate
- Analizza le loro relazioni e i settori in cui operano
- Individua quelle che hanno un vantaggio non colmabile nei confronti della concorrenza (cosiddetto “economic moat”, un fossato economico che le separa).
In un’intervista sulla rivista Fortune nel 1999, il leggendario Buffett coniò l’espressione “fossato economico” (in inglese “economic moat”) per riassumere il pilastro fondamentale della sua strategia d’investimento.
Questa fu la sua spiegazione:
“Il segreto per investire non è valutare quanto un settore influirà sulla società, o quanto crescerà, ma piuttosto determinare il vantaggio competitivo di una data azienda e, soprattutto, la durevolezza di tale vantaggio. I prodotti o servizi che sono circondati da un vantaggio ampio e sostenibile sono quelli che premiano gli investitori.”
Il supercomputer HPC5 potrebbe essere uno degli elementi che porteranno ENI ad avere un vantaggio competitivo rispetto alle altre aziende del settore.
Infatti, tanta potenza di calcolo permette a ENI di utilizzare algoritmi di elaborazione dei dati provenienti dal sottosuolo molto sofisticati.
HPC5 permette infatti di aumentare l’accuratezza degli studi delle rocce sotterranee, riducendo il margine di errore delle rilevazioni e diminuendo il time-to-market.
Ossia il tempo che intercorre tra l’individuazione del giacimento e la messa in produzione.
Le informazioni geofisiche e sismiche vengono inviate ad HPC5 per essere processate.
Da esse, il sistema elabora modelli del sottosuolo approfonditi, da cui si riesce a individuare cosa si nasconde diversi km sotto la superficie.
E’ così che ENI ha trovato Zohr, il più grande giacimento a gas mai scoperto nel Mediterraneo.
HPC5 e HPC4, dunque, vengono principalmente impiegati per scoprire nuovi giacimenti, per modellare quelli già scoperti o per migliorare la raffinazione.
Che tradotto terra terra, per un’azienda nel settore energetico, vuol dire risparmiare tanti milioni all’anno e aumentare così il proprio margine di profitto.
ENI: la società
Presente in 67 paesi con circa 31.000 dipendenti nel 2019 sotto il simbolo del cane a sei zampe, Eni è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della produzione e commercializzazione di energia elettrica e delle energie rinnovabili.
La rivista Forbes nel maggio 2017 ha indicato Eni tra le prime 500 aziende al mondo per capitalizzazione di mercato.
Mentre la classifica Fortune 500 annovera Eni tra le prime 100 al mondo per fatturato.
Attualmente l’Eni è organizzata in 3 grandi divisioni operative:
- Divisione E&P (Exploration and Production)
Ricerca e produzione di idrocarburi.
E&P è il principale business di Eni.
- Divisione G&P (Gas and Power)
Approvvigionamento e vendita di gas naturale all’ingrosso e al dettaglio, acquisto e commercializzazione di gas naturale liquefatto (GNL) e acquisto, produzione e vendita di energia elettrica.
La divisione G&P è coinvolta in tutte le fasi della catena del valore del gas: fornitura, commercio e vendita di gas ed elettricità, infrastrutture per il gas, fornitura e vendita.
Eni vende oltre il 60% del suo gas al di fuori dell’Italia e la sua posizione leader nel mercato europeo del gas è garantita da una combinazione di vantaggi competitivi, fra cui il suo approccio multinazionale, la disponibilità di gas a lungo termine, l’accesso alle infrastrutture, la conoscenza del mercato e una solida base di clienti.
- Divisione R&M e Chimica (Refining and Marketing e Chimica):
Raffinazione e commercializzazione di carburanti e altri prodotti petroliferi.
Rispetto alle altre compagnie petrolifere internazionali, la presenza di Eni nel segmento R&M è relativamente ridotta, pur confermandosi leader in Italia sia nella raffinazione che nella distribuzione di carburanti, con una quota di mercato di circa il 25%.
ENI: qual è il suo futuro?
La Società recentemente ha presentato due piani industriali: uno di medio e l’altro di lungo termine.
- Nel primo si fa riferimento al piano triennale 2020-2023.
La società punta a scoprire 2,5 miliardi di Boe di risorse, a diversificare la geografia del proprio portafoglio e a generare una cassa nel periodo superiore ai 25 miliardi di euro.
- Il secondo piano, quello al 2050, è un piano programmatico, che guarda in modo evidente alla tematica ambientale e alla sostenibilità.
Sempre più gas e meno petrolio.
Per tenere fede al suo programma la compagnia promette che la produzione di idrocarburi crescerà del 3,5% ogni anno fino al 2025, ma poi declinerà in modo flessibile soprattutto nella sua componente petrolifera.
Eni quindi diventerà sempre più una gas-company, la cui produzione nel 2050 costituirà circa l’85% del totale.
Un futuro green
Il futuro è green e se Eni dovesse riuscire a completare questa transizione, staccandosi sempre di piu’ dal comparto del petrolio, comprare il titolo oggi potrebbe rivelarsi un vero affare.
Tuttavia, la società è ancora strettamente ancorata al prezzo del petrolio, che in questo periodo è in balia di forti tensioni geopolitiche.
Cosa è successo al petrolio?
Il prezzo del petrolio era già stato messo sotto pressione nel 2019 da un ipotetico accordo commerciale USA-Cina e dall’uccisione del generale iraniano a inizo anno.
Ma la miccia che ha fatto scendere in maniera decisa il prezzo della materia prima è stato quello che è uscito del vertice tra i membri dell’OPEC+, riunitosi a Vienna, nella quale non si è raggiunto l’accordo sulla riduzione dell’offerta di petrolio.
L’Arabia Saudita, il membro più importante dell’OPEC, voleva ottenere una riduzione della produzione pari a 1,5 milioni di barili al giorno.
Se si riduce l’offerta di un bene, questo dovrebbe aiutare a far salire (o quanto meno stabilizzare) il prezzo.
Il bene scarseggia, quindi si paga di più per averlo.
Da parte della Russia, anch’esso un importante Paese produttore ed esportatore di petrolio, c’è stato un diverso atteggiamento.
La Russia ha deciso di rifiutare il taglio di produzione proposto dall’Arabia Saudita ritenendo di poter resistere a prezzi più bassi.
Non mi dilungo su questo argomento perché abbiamo già fatto un report e un video all’interno della membership The LIX-Files (qui puoi trovarne un estratto).
Concludo dicendo che ENI, insieme a migliaia di altre imprese, fa parte di quella costellazione di realtà aziendale che mi piace di più: l’economia reale.
In questo periodo la Società è stata colpita dalla forte volatilità causata dall’emergenza sanitaria, ma come abbiamo visto non sarà sempre così in futuro.
A dimostrarlo è l’Amministratore Delegato di Eni che ha acquistato recentemente 29.300 azioni di Eni S.p.A. per un ammontare pari a circa 200.000 euro.
L’AD di Eni ha commentato:
“Siamo una compagnia molto solida dal punto di vista finanziario e con ottime prospettive di crescita e creazione di valore sotto il profilo industriale. Abbiamo attraversato altri momenti di crisi e siamo riusciti a trasformarli in occasioni per diventare sempre più efficienti. Lo faremo anche questa volta.”.
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