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“E se poi me ne pento?”: l’emozione che influenza tutte le decisioni (anche finanziarie)

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Nonostante tu abbia letto tutti i nostri articoli, ascoltato tutti i nostri podcast, seguito tutti i nostri post, non hai ancora iniziato a investire, e forse nemmeno a risparmiare. Oppure, nonostante tu sia perfettamente consapevole che le nostre soluzioni di formazione siano ciò che potrebbe davvero fare la differenza nel tuo percorso di investitore, stai ancora rimandando l’acquisto. Io te lo dico: nel primo caso non si tratta di pigrizia, e nel secondo, molto probabilmente, non c’entra il costo. Tuttavia, in entrambi i casi, la decisione di non agire ha origine da un’unica importante emozione. Te ne parlo in questo nuovo articolo.

Scegliere tra due strade

Il fattore che influenza davvero le nostre decisioni

Cos’è che veramente desideriamo, intimamente, quando prendiamo delle decisioni in condizioni di incertezza (ovvero qualunque decisione produrrà i suoi effetti nel futuro, che è incerto per definizione)?

Mi riferisco a decisioni di qualunque tipo, ma in particolare a quelle in ambito finanziario.

Desideriamo il meglio, l’ottimizzazione del risultato? Mhhhhh, nì. 

Forse come seconda cosa.

In realtà, la spinta più forte che istintivamente influenza le nostre decisioni, è la paura del rimpianto.

Prendiamo dunque decisioni, basate sui dati e sulle esperienze in nostro possesso in un determinato momento, per evitare che il rimpianto di una decisione sbagliata possa logorarci.

Si è avversi al rischio per evitare di rimpiangere il non aver scelto la strada più sicura, o meglio, quella che ci sembrava più sicura.

Si decide di non decidere, rimanendo apparentemente fermi nella propria situazione, per evitare di rimpiangere il non essere rimasti fermi nella propria situazione di precedente equilibrio.

Decisione buona o cattiva

La paura del rimpianto spiega tutte quelle distorsioni cognitive di cui sul gruppo Facebook Wikilix (a cui puoi accedere qui, se non sei ancora iscritto) parliamo spesso, considerabili come scuse mentali per alleviare l’eventuale rimpianto successivo e come scorciatoie per non restare in una perenne situazione di immobilismo e dubbio. 

In buona sostanza, di fronte a una nostra decisione, ci stiamo preparando a rispondere, sia interiormente che verso l’esterno, alla domanda “e se poi te ne penti?” con:

  • ma comunque l’hanno fatto tutti (effetto gregge);

  • ma era la scelta più familiare / vicina (home bias);

  • ma avevo letto che era così (e magari non ho cercato altre fonti, cadendo nel confirmation bias);

  • è comunque meglio non lasciare la strada vecchia per la nuova (status quo bias + effetto dotazione).

Non è un caso che il primo nucleo di studi dei padri fondatori della finanza comportamentale, Kahneman e Tversky, era proprio legato alla “teoria del rimpianto” (poi raffinata nella “teoria del prospetto”, che gli è valso il Nobel).

Rimpianto

Tipi di rimpianto

Occorre tenere in considerazione una cosa.

Il rimpianto può essere di due tipi:

  • il rimpianto per qualcosa che abbiamo fatto e che non avremmo dovuto fare, definito anche rimpianto da commissione. Ad esempio:


    – abbiamo dato i soldi a uno e ci ha fregato;


    – abbiamo comprato un fondo che ci sta facendo perdere soldi;


    – abbiamo venduto un titolo e poi è partito al rialzo;


    – abbiamo acquistato un titolo e poi si è inabissato.

  • il rimpianto per qualcosa che non abbiamo fatto e che avremmo dovuto fare, definito anche rimpianto da omissione. Ad esempio:

    – non abbiamo investito abbastanza;


    – non abbiamo risparmiato abbastanza;


    – non ci siamo assicurati abbastanza;


    – non abbiamo rischiato abbastanza.

Game over

Qual è il problema?

I problema è che il potenziale rimpianto per qualcosa che abbiamo fatto (sbagliando) è più doloroso del rimpianto per qualcosa che semplicemente non abbiamo fatto.

Perché abbiamo scelto, abbiamo agito, e abbiamo sbagliato (chiaramente, lo veniamo a sapere dopo).

Tra i due potenziali rimpianti, si sceglie tendenzialmente quello che, al suo verificarsi, ci farà stare meno male.

Scegliere

Come affrontare un blocco decisionale

Ecco alcuni consigli su come affrontare questo blocco decisionale e prendere decisioni più consapevoli:

  • commettere errori, cioè fare qualcosa e sbagliare, è assolutamente normale. È dunque più importante cercare di imparare da essi che cercare di evitarli a tutti i costi;

  • decidere di non decidere, quindi non far nulla, è una scelta esattamente come le altre. Spesso è la più pericolosa, poiché decidere di non decidere va a consumare una valuta disponibile in quantità limitata, ovvero il tempo (irreversibile).

Accorgersi a 55 anni di non aver risparmiato e investito nulla è molto peggio che fare degli investimenti sbagliati a 25 o 30 anni.

I soldi si possono guadagnare nuovamente, imparando dagli errori.

Il tempo no.

In che modo entrare in questa mentalità, propedeutica a prendere scelte più consapevoli e investire meglio?

Il trucco è evitare di vergognarsi dei propri errori ed evitare di colpevolizzarsi.

Nessuna gogna, nessuna vergogna.

Nessuna gogna per aver preso decisioni sbagliate.

Ma imparare da esse.

Nessuna vergogna per essersi accorti di non aver preso decisioni.

Ma agire per migliorare.

Se poi vuoi imparare come minimizzare il numero di decisioni sbagliate, almeno dal punto di vista della finanza personale, all’interno di Lixi Plannix ti insegniamo il processo che ti aiuta a fare scelte di investimento consapevoli, proteggendoti non solo dai rischi esterni, ma anche da quelli derivanti dalla tua emotività.

In questo modo sarai in grado di prendere in modo completamente autonomo tutte le decisioni più importanti che riguardano i tuoi soldi.

di Luca Lixi

Fondatore e CEO di Lixi Invest

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