Perché Warren Buffett è un inguaribile ottimista quando investe sui mercati

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In una parte della lettera agli investitori di qualche mese fa che ho tradotto in questo articolo, Warren Buffett, uno dei più grandi investitori di tutti i tempi, ha raccontato il suo punto di vista su cosa sia significato storicamente per lui investire (in azioni).

I 4 punti chiave dell’investimento secondo Warren Buffett

Leggila pure, e riflettici sopra.

Non c’è scritto nulla di complesso in gergo finanziario: non sono mie parole, nè tantomeno quelle di un ciarlatano “che vuole solo vendere i suoi corsi”.

La riassumerei, o intitolerei così, in base ai punti fondamentali del discorso (qui citati in ordine inverso rispetto alla loro comparsa nel testo):

  • RISPARMIO
  • AZIONI
  • OTTIMISMO
  • TEMPO

E Kiyosaki, immobil-nazi, forex-trader, cash-fans, gold-bugs, pessimisti e impazienti MUTI, come sempre.

E nel webinar ho spiegato bene il mio punto di vista in merito

La lettera agli investitori di Berkshire Hathaway

Ecco il pezzo della lettera agli investitori di Berkshire Hathaway (la società di investimento di Warren Buffett) che ho trovato particolarmente interessante. Buona lettura.

L’11 marzo, saranno esattamente 77 anni da quanto ho investito per la prima volta sulle azioni di un’azienda americana.

Era il 1942, avevo 11 anni, e sono andato “all-in”, investendo 114,75 dollari che avevo iniziato a risparmiare all’età di 6 anni.

Ero diventato un capitalista, e mi sentivo bene.

Torniamo ora indietro nel tempo ai due periodi di 77 anni che hanno preceduto il mio acquisto.

Partiamo dal 1788, un anno prima della nomina di George Washington come nostro primo presidente.

Qualcuno di loro avrebbe potuto immaginare cosa avrebbe potuto realizzare il loro nuovo paese, in soli tre “slot” temporali da 77 anni?

Durante i due slot da 77 anni prima del 1942, gli Stati Uniti erano passati da quattro milioni di persone – circa lo 0,5% della popolazione mondiale – al paese più potente del mondo.

Nella primavera del 1942, però, il nostro paese affrontò una crisi: gli Stati Uniti e i suoi alleati stavano subendo pesanti perdite in una guerra in cui eravamo entrati solo tre mesi prima.

Nonostante i titoli allarmanti, quasi tutti gli americani credevano in quell’11 marzo 1942 che la guerra sarebbe stata vinta. E il loro ottimismo non era limitato a quella vittoria.

Lasciando da parte i pessimisti congeniti, gli americani credevano che i loro figli e le generazioni successive avrebbero vissuto una vita di gran lunga migliore di quella che essi stessi avevano condotto.

I cittadini della nazione capirono, naturalmente, che la strada da percorrere non sarebbe stata una corsa senza intoppi. Non lo era mai stato.

All’inizio della sua storia il nostro paese è stato messo alla prova da una guerra civile che ha ucciso il 4% di tutti i maschi americani, e che ha portato il presidente Lincoln a chiedersi apertamente se “una nazione così concepita potesse durare a lungo”.

Nel 1930, l’America ha sofferto attraverso la Grande Depressione, un periodo di disoccupazione di massa.

Tuttavia, nel 1942, quando ho fatto l’acquisto della mia prima azione, la nazione si aspettava una crescita postbellica, una convinzione che si è dimostrata fondata.

In realtà, i risultati ottenuti dalla nostra nazione possono essere descritti come realmente mozzafiato.

Mettiamo i numeri sopra questa mia affermazione: se i miei 114,75 dollari fossero stati investiti in un ETF sullo S&P 500 a basso costo, e tutti i dividendi fossero stati reinvestiti, il mio investimento sarebbe cresciuto fino a valere (al lordo delle imposte) 606.811 dollari al 31 gennaio 2019 (gli ultimi dati disponibili prima della stampa di questa lettera).

Questo è un guadagno di 5.288 per 1.


(NdLixi: 1 dollaro che diventa 5.288 dollari. 10 dollari che diventano 52.800 dollari. 100 dollari che diventano 528.000 dollari, e così via.)


Nel frattempo, un investimento di 1 milione di dollari da parte di un’investitore istituzionale – ad esempio, un fondo pensione o un patrimonio in possesso di un’ Università – sarebbe cresciuto fino a circa 5,3 miliardi di dollari.

Permettetemi di aggiungere un ulteriore calcolo che credo vi shockerà:
se quell’ipotetico investitore istituzionale avesse pagato annualmente solo l’1% di commissioni a vari “collaboratori”, come gestori e consulenti, il suo guadagno sarebbe stato dimezzato, a 2,65 miliardi di dollari.


(NdLixi: Da 5,3 miliardi a 2,65 miliardi solo per effetto di un 1% di commissioni all’anno.)


Questo guadagno dimezzato è semplicemente ciò che accade in 77 anni, se il rendimento annuo lordo dell’11,8% effettivamente raggiunto dall’S&P 500 viene ridotto al 10,8% netto per via dell’1% di commissioni.
[…]
Nel 1788 – per tornare al nostro punto di partenza – non c’era davvero molto negli Stati Uniti, se non un piccolo gruppo di persone ambiziose e una struttura di governo embrionale volta a trasformare i loro sogni in realtà.

Oggi, la Federal Reserve stima la ricchezza delle famiglie americane in 108 trilioni di dollari, un importo quasi impossibile da comprendere.

Ricordate, all’inizio di questa lettera, come ho descritto i guadagni non distribuiti agli azionisti come la chiave della prosperità del Berkshire?
Così è stato con l’America.

Questa voce, in altri contesti, si chiama “risparmio”.

E noi abbiamo risparmio.

Se i nostri antenati avessero invece consumato tutto quello che producevano, non ci sarebbe stato nessun investimento, nessun guadagno di produttività e nessun salto nel tenore di vita.

Cosa ci insegna questa lettera

In un solo stralcio (potete leggere la lettera della Berkshire Hathaway completa in inglese cliccando qui) un condensato di cose assolutamente giuste e che ribadisco da anni.

1. L’importanza del risparmio, che ho spiegato come riuscire a farlo diventare un’abitudine in questo articolo.

2. Il grandissimo impatto negativo delle commissioni sui rendimenti, specialmente negli investimenti di lungo termine, per via dell’effetto dell’interesse composto.

3. L’importanza del vero motore dell’economia reale mondiale: gli imprenditori e le loro aziende.

La capacità di creare prodotti e soluzioni, di far crescere professionalmente ed economicamente le sue risorse umane e non, di ritagliarsi nuove fette di mercato con brevetti innovativi e che portino sviluppo implementando nuove tecnologie.

4. L’importanza di avere uno spirito imprenditoriale, nella vita, ma anche e soprattutto quando si investe.

5. L’ottimismo verso il mercato azionario, inteso come una positiva fiducia verso l’unico mercato che nel lungo periodo (sfruttando quindi il fattore tempo) ha sempre offerto rendimenti positivi.

Questo dato non ci deve stupire, perché legato indissolubilmente al motore imprenditoriale di cui parlavo prima. Anche questo lo spiego all’interno del webinar.

Amo leggere le lettere di Buffett, perché le trovo sempre molto illuminanti e perfettamente coerenti con ciò che ribadisco con forza da anni.

Come accade per la maggior parte dei pensieri di grandi investitori e imprenditori, che cerco di condividere con i miei lettori.

 

Alla tua sicurezza e prosperità finanziaria,

Luca

di Luca Lixi

Fondatore e CEO di Lixi Invest

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