L’idea di avere uno strumento che trasforma gli anni di università in anni contributivi per il pensionamento è indubbiamente interessante.
Tra contratti precari e l’entrata effettiva nel mondo del lavoro sempre più in là nel tempo diventa inebriante pensare al riscatto di laurea.
Ma in cosa consiste esattamente? E dovresti valutarlo?
Il significato di riscatto della laurea
Semplicemente è la possibilità di vedersi riconosciuti, dietro pagamento, gli anni di studio all’università ai fini della pensione.
In pratica, dietro un tuo pagamento, quindi versando i contributi corrispondenti, durante il periodo di formazione è come se avessi lavorato ai fini della determinazione della pensione.
Si possono riscattare i periodi corrispondenti alla laurea triennale, laurea specialistica e laurea magistrale, ma anche gli anni di specializzazione, i dottorati di ricerca, nonché i diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale.
L’idea alla base e il sogno di andare in pensione prima è allettante tanto che le richieste per il riscatto della laurea sono in ripresa, dopo che nel 2019 erano arrivate oltre 60 mila domande da marzo a dicembre, per una media di 6 mila richieste al mese, il triplo rispetto al 2018.
Un trend che è proseguito per poi arrestarsi durante i mesi del lockdown.
Secondo i dati forniti dall’Inps al Sole 24 Ore dopo i cali di marzo e aprile, già a maggio e a giugno c’è stato un recupero delle richieste che sono arrivate per il mese di settembre a superare quota 4mila.
Prima di andare avanti, inquadriamo la situazione del pensionamento oggi in Italia.
Oggi, per andare in pensione sono 2 le principali vie:
- La pensione di vecchiaia, cui hanno diritto tutti i lavoratori assicurati con la previdenza obbligatoria, all’età stabilita per legge di 67 anni e che abbiano un’ anzianità contributiva di almeno 20 anni.
- Pensione anticipata “standard”: destinata a chi ha un’anzianità contributiva di almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne
Chiaramente si tende a cercare di optare per la seconda via e quindi per la pensione anticipata.
Ma per chi è entrato (ed entra) nel mondo del lavoro tardi, quindi per chi inizia a lavorare verso i 27-30 anni, difficilmente potrà aspirare alla pensione anticipata.
È per questo motivo che il riscatto è uno strumento seducente.
Eppure, c’è un grosso problema.
Costa tanto.
Guardiamo un esempio fatto dal Sole 24 ore, in cui si mettono a comparazione cosa succede per un lavoratore se non riscatta la laurea, se riscatta, o se opta per un fondo pensione.
L’esempio è fatto su un lavoratore dipendente, nato il 1° gennaio 1990, laureato nel 2015 (5 anni), stipendio di 30 mila euro lordi (RAL media oggi).
Senza alcun riscatto il lavoratore potrà andare in pensione anticipata a 67 anni (nel 2057), con un minimo di 20 anni di contribuzione.
L’assegno sarà di circa 31mila euro lordi annui (23mila netti).
- Il riscatto della laurea, in questo caso, permetterà di ritirarsi alcuni anni prima rispetto a quella di vecchia: il costo sarà di 33mila euro se si segue l’iter ordinario e di 23mila con quello semplificato, per un importo della pensione di 33mila euro lordi annui nel primo caso e di 32mila euro nel secondo.
- Se ipotizziamo, invece, che il lavoratore non riscatti la laurea, ma decida di versare il massimo deducibile fiscalmente (5.164,57 euro) per 5 anni all’interno di un fondo pensione aperto (prendendo un comparto obbligazionario) la sua pensione aumenterà di circa 2mila euro lordi l’anno dal 2057.
Entrambe le soluzioni non sono assolutamente efficienti. Sui fondi pensione ne abbiamo già parlato in questo articolo.
Quanto costa esattamente il riscatto di laurea
Dall’esempio che abbiamo appena visto, si è intuito che riscattare gli anni di laurea costa parecchio, a fronte di un modesto beneficio economico al momento del pensionamento.
Tuttavia, approfondiamo un attimo il discorso dei costi perché occorre distinguere tra due modalità differenti per il riscatto degli anni di laurea.
Riscatto di laurea ordinario
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, il costo del riscatto parte dal proprio imponibile annuo ai fini INPS e si applica l’aliquota di riferimento (33% per i dipendenti, 24% per gli autonomi, 25,72% per la gestione separata e così via). Questo valore corrisponde al costo del riscatto di un singolo anno di laurea.
Sul sito dell’INPS troviamo questo esempio più pratico: ipotizziamo che tu voglia riscattare quattro anni di laurea dal 2002 al 2006 nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Assicurazione generale obbligatoria e che abbia presentato domanda di riscatto il 31 gennaio 2021.
Considerando una retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi meno remoti pari a 32.170,00 euro, l’importo da pagare per riscattare quattro anni è pari a 42.464 euro.
In pratica: 32.170,00×33% =10.616,10€ x 4 anni = 42.464,40€.
Riscatto di laurea agevolato
Riscatto di laurea agevolato (nuova modalità di calcolo introdotta nel 2019) consente, invece, solo a coloro che hanno iniziato a studiare all’università e a lavorare dopo il 1996, di pagare in cifra fissa del proprio reddito.
Il costo è di circa 5.240 euro per ogni anno da riscattare.
Per chiudere, indipendentemente dalla modalità scelta il costo che andrai a pagare è molto elevato.
Diciamo che l’idea è buona, ma la realizzazione molto meno.
E non abbiamo considerato il caso, o meglio il rischio, che lo Stato cambi le regole.
Un rischio non remoto.
Esiste il rischio che cambino ancora le leggi e che si vada in pensione a condizioni diverse da quelle che hai previsto ora facendo il riscatto.
Oppure con un sistema previdenziale che calcola ancora in maniera diversa i contributi versati negli anni, potenzialmente vanificando il riscatto della laurea.
Il riscatto della laurea conviene davvero?
In questo contesto di incertezza e considerati la limitatissima integrazione al reddito da pensione che ne seguirebbe non è la migliore opzione.
La soluzione è che devi pensarci tu alla pensione, senza aspettarti un miracoloso intervento statale nel momento del bisogno o quando non avrai più le forze di produrre reddito.
Quindi, piuttosto che aspettare pregando che un domani i contributi che hai versato negli anni ti garantiranno una pensione sufficiente a mantenere il tuo stile di vita, ciò a cui dovresti mirare è un obiettivo di capitale.
Un capitale costruito grazie al tuo risparmio e ai tuoi investimenti e che potrai utilizzare per andare in pensione a prescindere dalla tua età.
In altre parole, un capitale che ti permetta di vivere di rendita, completa o integrativa degli altri tuoi redditi.
Ovviamente per raggiungere quell’obiettivo di capitale devi sapere come investire il tuo risparmio e il tuo denaro nella fase che precede il vivere di rendita, ossia la fase di accumulo dei capitali.
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