La storia e la reputazione dell’industria finanziaria è puntualmente macchiata da scandali, casi di “risparmio tradito”, bancarotte fraudolente e ogni genere di schema piramidale truffaldino. E la cassa di risonanza mediatica di questi eventi è così forte da farci dimenticare chi, invece, ha dedicato la propria vita professionale e intellettuale al servizio degli investitori. Per questo motivo oggi voglio parlarti del mitico John “Jack” Bogle, leggendario fondatore di Vanguard, e delle 4 lezioni per cui dovremmo essergli eternamente grati.
P.S. Questo articolo trae ispirazione da quanto ho spiegato all’interno degli episodi 5 e 6 de “I Principi dell’Investimento”, il podcast condotto insieme a Valerio Russo di Talent Bay. Qui sotto, oltre al testo dell’articolo, ti lascio anche il video integrale che raccoglie entrambi gli episodi podcast.
I Princìpi dell’Investimento – Il padre degli ETF: John Bogle, fondatore di Vanguard
Chi è John Bogle
John “Jack” Bogle è un nome quasi sconosciuto in Italia.
Eppure in America è considerato una vera e propria leggenda degli investimenti.
È stato uno delle più importanti personalità del mondo finanziario ed è unanimemente considerato l’ideatore del concetto di “gestione passiva”, nonché padre degli ETF.
Oltre ad essere un grande imprenditore e un investitore di successo, Bogle è stato anche un prolifico scrittore e pensatore.
I suoi libri sono condensati di pura saggezza e contengono alcuni insegnamenti che ogni investitore dovrebbe conoscere.
Di seguito te ne voglio spiegare alcuni.
“Il successo nell’industria finanziaria consiste nell’abilità di fornire ai clienti la loro onesta ed equa quota del rendimento di mercato”
Sai come misura il successo l’industria finanziaria tradizionale?
Lo misura in termini di:
- massa gestita;
- flussi di cassa;
- quota di mercato;
- nuovi depositi aperti.
Non è certo la prima volta che ti parlo dell’enorme conflitto di interessi che attanaglia l’industria finanziaria tradizionale.
Che sia ben chiaro: i fondi d’investimento e le banche non sono onlus, ma aziende.
Il loro scopo non è fare beneficenza, ma produrre profitti.
Il problema sorge quando i profitti vengono realizzati sulle spalle di chi invece dovrebbe beneficiare dei servizi e dei prodotti di queste aziende, cioè i clienti.
Cioè i risparmiatori privati.
Cioè tu.
L’industria finanziaria è sempre stata sbilanciata verso gli interessi di chi vende prodotti finanziari rispetto agli interessi di chi compra prodotti finanziari.
Bogle ha permesso di ribilanciare questo squilibrio, dando la possibilità a milioni di investitori di iniziare a portare a casa la loro onesta quota del rendimento di mercato senza regalare denaro ai gestori dei fondi d’investimento.
Come?
Mettendo al centro della sua filosofia d’investimento gli interessi dei risparmiatori privati.
Offrendo loro una soluzione d’investimento, i fondi indicizzati a basso costo.
Semplice, ma efficace.
E per farlo ha fondato la sua azienda, Vanguard, di cui ti ho già parlato in occasione del debutto dei suoi ETF nel mercato italiano.
Tutta Wall Street rideva quando Bogle sostenne che il miglior modo di guadagnare nel lungo termine fosse investire su fondi di investimento passivi ben diversificati e a basso costo.
La sua impresa venne definita “Bogle’s folly”, la follia di Bogle.
Venne anche accusato di essere anticapitalista e antiamericano.
Oggi Vanguard gestisce oltre 5000 miliardi di dollari ed è uno dei colossi della gestione del risparmio.
Game. Set. Match.
“Possedere il mercato azionario a lungo termine è una tecnica vincente, ma tentare di battere il mercato è una scelta perdente”
L’industria finanziaria tradizionale cerca di attirare risparmiatori e investitori con la proposta di riuscire a battere il mercato.
Battere il mercato significa ambire, grazie a una pletora di analisti, trader, gestori, matematici e ingegneri, a guadagnare più del mercato.
Dove per mercato si intende la somma di tutti gli investitori, sia privati che istituzionali.
Il punto è che gli investitori, nel loro complesso, non possono battere il mercato.
Perchè gli investitori, nella loro totalità, sono il mercato.
Fatto 100 il rendimento di tutto il mercato, la somma dei rendimenti ottenuti dai singoli investitori dovrà sempre essere 100.
Non potrà mai essere 102, 110 o 150.
Se qualcuno riesce a battere il mercato è perché un investitore da qualche altra parte sta facendo peggio del mercato.
Cercare di battere il mercato è un gioco a somma zero.
E non è tutto.
Per partecipare al gioco ti vengono addebitati dei costi.
Commissioni di gestione, commissioni di negoziazione e intermediazione.
Dopo aver detratto i costi, battere il mercato diventa un gioco a somma negativa.
Un gioco per perdenti.
Dove chi guadagna è principalmente chi incassa proprio quei costi che ti sono addebitati per cercare di battere il mercato.
Pensaci bene.
Il rendimento totale del mercato meno il costo stesso del mercato finanziario, cioè i costi di gestione dei fondi, le spese per le transazioni e così via, è uguale al rendimento che va nelle tasche degli investitori nel loro complesso.
Più sono alti questi costi, meno ti entra in tasca.
Come vincere dunque al gioco dei perdenti?
- catturando tutto il rendimento che il mercato offre tramite ETF ben diversificati a basso costo;
- riducendo il più possibile il numero di transazioni che effettui sui mercati finanziari;
- investendo per il lungo termine e sfruttando il potere dell’interesse composto.
“Quando ci sono più soluzioni a un problema, scegli la più semplice”
Il mondo finanziario, ma il mondo economico e sociale in generale, sono certamente sistemi complessi.
Sistemi che non sono governati da relazioni di causa – effetto e lineari.
Contrariamente a ciò che si crede, i sistemi complessi non richiedono soluzioni complesse.
Anzi, richiedono soluzioni semplici.
Più semplice è, meglio è.
Allo stesso modo la tua finanza personale non richiede soluzioni complesse.
Le inutili complicazioni e sofisticazioni negli investimenti spesso perseguono due scopi:
- farti sentire irrimediabilmente ignorante e far percepire il mondo finanziario come un circolo riservato a pochissimi eletti che poi dispensano dall’alto la loro conoscenza sui comuni mortali
- giustificare ai tuoi occhi esorbitanti commissioni di gestione
Quando tutto ciò di cui hai bisogno è una strategia semplice, comprensibile e affidabile.
La tua strategia d’investimento DEVE essere semplice.
Perchè la semplicità ha degli enormi vantaggi:
- ti permette di avere il controllo su quello che stai facendo senza delegare ciecamente la gestione dei tuoi risparmi a soggetti terzi che potrebbero essere in conflitto d’interessi.
- ti regala tempo. Le strategie d’investimento complesse e arzigogolate richiedono un monitoraggio continuo, quasi ossessivo. Non lasciano spazio per il minimo errore o ritardo. Alla prima distrazione, la strategia salta e perdi un sacco di soldi.
Al contrario, una strategia semplice, cioè basata su un paniere di ETF sufficientemente diversificati, non solo può essere agevolmente monitorata, ma è anche in grado di sbloccare tempo ed energie mentali per dedicarti a tutte le altre attività della tua vita che non siano la gestione delle tue finanze.
“Chiedi a te stesso: sono un investitore o uno speculatore?”
Bogle ha dedicato moltissime pagine dei suoi numerosi libri (a proposito, ti lascio qua la recensione de “Il piccolo libro dell’Investimento, una delle letture più godibili di Bogle) alle fondamentali differenze tra investimento e speculazione.
Investire significa impiegare un capitale per acquistare qualcosa destinato a crescere di valore nel tempo e, tramite questo, soddisfare le proprie necessità e aspirazioni personali.
Speculare invece significa impiegare un capitale per acquistare qualcosa e cercare di rivenderlo il prima possibile a un prezzo maggiore.
L’investitore è colui che cerca un guadagno nel lungo termine puntando alla crescita di valore dei suoi investimenti.
Lo speculatore invece è colui che cerca un guadagno nel breve termine puntando alla crescita di prezzo dei suoi titoli.
Giunto a questo punto penso che tu abbia capito benissimo come Bogle fosse uno strenuo difensore dell’investimento di lungo periodo.
Ma Bogle, l’uomo del buon senso, conoscendo profondamente la natura umana, sapeva benissimo che una parte di noi investe per l’emozione che solo un investimento più speculativo, quindi più rischioso, può darci.
Sapeva benissimo che una strategia d’investimento basata su un paniere di ETF adeguatamente diversificati, per quanto di gran lunga più efficiente, è monotona.
Perchè DEVE essere monotona, quasi noiosa.
Non devi cercare l’emozione e il brivido investendo i capitali che ti serviranno quando andrai in pensione sui titoli “caldi” del momento.
A Bogle era altrettanto chiaro che si può essere investitori e speculatori allo stesso tempo.
Si deve investire e si può speculare, con buon senso.
È tutta questione di equilibrio, di proporzioni corrette.
Da un lato, dedicare la maggior parte dei propri soldi e risparmi all’investimento di lungo periodo per raggiungere gli obiettivi di vita e soddisfare i bisogni futuri.
Dall’altro lato, destinare una quota marginale del proprio patrimonio (che si è disposti anche a perdere) ad operazioni più speculative – soprattutto su singole azioni – per ravvivare il portafoglio complessivo e aggiungere un po’ di brio alla gestione delle proprie finanze.
Ora, questo non significa aprire il listino borsistico e acquistare il titolo a sentimento perchè ti piace il nome dell’azienda o i suoi prodotti.
Quella roba lì è azzardo puro, cioè la via più veloce e più sicura per cadere in rovina.
Anche la speculazione deve seguire regole ben precise di money management e una strategia operativa ben definita.
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