Bussola per capire dove investire

Come scegliere dove investire: perché i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri

di Paolo Di Domenico

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Ti è mai capitato di aspettare con impazienza l’ultimo film del tuo attore preferito, per poi sentirti estremamente deluso dopo averlo visto?

Può capitare la stessa cosa con l’ultimo romanzo del tuo autore del tuo cuore, o l’ultima partita del giocatore che per te è il “piede d’oro” del secolo.

In effetti, se ci pensi bene, è azzardato valutare qualcosa, o qualcuno, sulla base dei traguardi che ha raggiunto in passato.

Allo stesso modo, può rivelarsi un errore giudicare un investimento sulla base della sua performance passata.

In questo articolo ti spiego il perché.

Attenzione quando devi scegliere dove investire: le performance passate non sono indicative di quelle future

Cosa significa “I rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri”?

“I rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri” è un’espressione abbastanza breve e semplice, comprensibile anche da coloro che non sono veterani nel campo degli investimenti.

Probabilmente ti ci sarai già imbattuto più volte.

La puoi infatti trovare in qualsiasi prospetto allegato ai prodotti di investimento e in molti libri di finanza.

Nonostante sia diventata un’espressione ridondante, risulta essere un importante avvertimento che ci permette di non cadere in un errore fatale.

Ovvero l’errore di prendere decisioni di investimento che avranno un impatto nel futuro esclusivamente sulla base del passato.

Si tratta infatti di un potente segnale di pericolo, che in sostanza ci dice: 

“Non dare per scontato che un investimento continui ad andare bene in futuro solo perché è andato bene in passato”.

In altre parole, ci avverte che, in futuro, potremmo pentirci amaramente, qualora il trend cambiasse, di aver investito su uno strumento/titolo/indice solo perché la sua performance storica era in quel momento positiva.

Oltre a ciò, questa espressione rappresenta anche un promemoria di come possano profilarsi opportunità inaspettate: è infatti anche un monito a non disdegnare un investimento solo perché in passato ha avuto una performance scarsa.

Quindi può essere letta anche come un segnale di opportunità, che ci ricorda come anche i trend più negativi possano cambiare direzione.

Nonostante l’importanza del suo messaggio e la sua onnipresenza nel campo degli investimenti, come mai ci è così difficile interiorizzarne il significato?

L'influenza del trend-chasing bias quando devi decidere dove investire

Il “trend-chasing bias”

Alla fine, per quanto ci venga ripetuto di non dare per scontato che quello che è accaduto in passato si ripeterà anche in futuro, nel nostro inconscio inseguiamo questa illusione di sicurezza che i rendimenti passati ci offrono.

Perché?

Ricerche scientifiche hanno dimostrato che nel corso della nostra evoluzione abbiamo sviluppato una spiccata abilità nell’individuare dei pattern, ovvero degli schemi definiti anche in presenza di situazioni casuali e imprevedibili (come lo sono i mercati finanziari).

Questa capacità ci permette di formulare delle ipotesi su cosa aspettarci in futuro, dando quindi un ordine al caos nella nostra mente.

Tuttavia, una volta individuati dei pattern, tendiamo a credere in essi e pensiamo che si ripetano e si mantengono nel tempo.

Questa innata abilità ci aiuta a prendere decisioni, ed è alla base di uno dei più frequenti bias (distorsioni cognitive) che popolano le nostre scelte d’investimento.

Sto parlando del trend-chasing bias.

In cosa consiste questa distorsione cognitiva?

La tendenza a comprare gli asset che in passato hanno avuto una buona performance e, al contrario, vendere gli asset che hanno registrato una performance negativa.

Puoi intuire che il fulcro di questo bias è proprio credere che ciò che è successo in passato (la performance positiva o negativa) proseguirà anche in futuro.

Il trend-chasing bias è inoltre alimentato dall’illusione del controllo (tendenza a sovrastimare la nostra capacità di influenzare gli eventi esterni) e dal bias di conferma (tendenza a prediligere le informazioni che confermano le proprie convinzioni).

Ma chi è che insegue il trend, pensando che la performance passata aiuti a predire il futuro?

Ad esempio, chi sceglie di investire su un determinato fondo d’investimento perché ha sovraperformato gli altri.

Scegliere il fondo che tra tutti ha registrato i rendimenti più alti significa guardare attraverso la lente della performance passata.

Prendi ad esempio il caso di ARK Innovation ETF, un ETF a gestione attiva.

Alla fine di gennaio 2021, ARK Innovation aveva raggiunto il +785% in 5 anni, ovvero un rendimento annualizzato del 55% (per contestualizzare la cifra, l’indice S&P500 ha registrato una performance media negli ultimi 5 anni del 15,8% annuo).

Perfromance ARK Innovation fino a gennaio 2021

Gli investitori che inseguivano la performance hanno inondato di miliardi di dollari questo ETF, rendendolo il più grande ETF a gestione attiva nel mondo.

Poi cosa è successo?

Nel giro di un anno, ARK Innovation ha perso quasi il 60% del suo valore, il crollo più profondo della sua storia.

Performance Ark Innovation da aprile 2021 a marzo 2022

Questo per ricordarti cosa?

Che il titolo, il fondo o lo strumento finanziario che nel passato ha registrato la migliore performance molto spesso diventa il peggiore (e viceversa).

E che se usi la performance passata come la stella polare delle tue decisioni di investimento, è molto probabile che tu non otterrai mai i rendimenti che ti saresti aspettato.

Anzi, è molto probabile che tu finisca per subire un crollo violento nel valore del tuo investimento.

Quando devi decidere dove investire, non guardare dallo specchietto retrovisore

Perché non è una buona idea inseguire i rendimenti passati

Anche se ci imbattiamo più volte nel messaggio “I rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri”, siamo portati a credere di poter predire il futuro studiando il passato.

Però, usare ESCLUSIVAMENTE i rendimenti storici per prendere decisioni di investimento non è mai una strategia di successo nel lungo periodo (anzi non è affatto una strategia).

Basare le tue scelte di investimento solo sulla performance passata è come partire per un viaggio in auto guardando solo dallo specchietto retrovisore (sconsigliato per ovvie ragioni).

Puoi vedere solo la strada già percorsa, non quella che stai per affrontare e che potrebbe differire nettamente dalla prima.

In teoria, se hai alle spalle una strada bella dritta, ti potresti anche aspettare che questa continui così.

Tuttavia, questa supposizione diventa un bel problema se davanti a te la strada si interrompe per un passaggio a livello, o diventa piena di curve perché.

Dare per scontato che uno strumento finanziario sia destinato a proseguire il proprio trend “all’infinito” ti espone alla tentazione di fare “all-in”, ovvero di entrare sui mercati finanziari con tutti i tuoi risparmi, sottovalutando la necessità di diversificare i tuoi investimenti.

Senti che cosa dice, a tal proposito, il celebre investitore Sir John Templeton: 

“Gli unici investitori che non hanno bisogno di diversificare sono quelli che hanno ragione il 100% del tempo”.

E che ci vuole! Se hai ragione il 100% del tempo non hai alcun bisogno di diversificare, dividendo i tuoi soldi e il rischio su differenti asset.

Peccato che nessuno è infallibile e perciò la diversificazione è necessaria ad evitare una disastrosa perdita di capitale dalla quale è difficile riprendersi.

Vediamo ancora meglio il concetto ricordando un evento realmente accaduto, la bolla Dot-com del 2000.

Molto probabilmente già conosci la vicenda.

Dalla metà degli anni ‘90, gli investitori iniziarono freneticamente a speculare sulle aziende che basavano il loro business sulla tecnologia Internet, nonostante molte di queste società avessero a malapena una sede fisica e non facessero alcun profitto.

Tutti quegli investitori avevano gli occhi puntati su una sola cosa: il potenziale di crescita di queste aziende, alimentato dall’assunto che sarebbe avvenuta una crescente espansione e adozione di qualsiasi business legato a Internet.

Tra il 1995 e il 1999 il Nasdaq, l’indice americano dei titoli tech, era salito dell’817% con un rendimento annualizzato del 55%.

Andamento del Nasdaq dal 1995 al 1999

All’epoca, molti investitori seguirono semplicemente il trend e la performance passata.

Gli investitori erano convinti che, poiché negli ultimi anni le azioni delle aziende dot-com avevano fatto performance stellari, queste avrebbero continuato la loro corsa anche in futuro.

A posteriori questi investitori avevano anche ragione, visto quanto le aziende del settore tech pesano oggi sul valore delle Borse e del commercio mondiale.

Peccato che, a quel tempo, in quella che sembrava una miniera traboccante d’oro, si nascondesse molto carbone.

Da quando la bolla scoppiò nel 2000 ai successivi 5 anni, il Nasdaq perse il 56% del suo valore, con un rendimento annualizzato del -15% all’anno.

Performance Nasdaq dal 2000 al 2004

In quel periodo molte aziende di Internet fallirono e anche quelle sopravvissute fino ad oggi, in quel frangente crollarono miseramente.

Ad esempio, il titolo di Amazon (che oggi conosciamo tutti molto bene) crollò di oltre il 90% dai sui massimi del 1999.

Il celebre Warren Buffett ci fa notare che: 

“La maggior parte delle persone si interessa a dei titoli quando sono di moda. Il momento giusto per interessarsi è quando nessuno lo fa. Non si può comprare ciò che è popolare e guadagnarci.”

Più è alto il prezzo che paghi, più basso è il rendimento che puoi ottenere.

Sembra ovvio ma è facile venir risucchiati da quello che molte altre persone stanno comprando, di solito proprio nel momento in cui la popolarità di quello strumento è alle stelle ed è già molto costoso.

Ciò significa che, quando identifichi un certo pattern sui mercati, è molto probabile che sia già stato identificato e sfruttato da molti altri investitori (primi fra tutti quelli istituzionali).

Quindi inseguire esclusivamente il trend ti esporrà sempre al rischio di comprare nel momento di picco del mercato (o di vendere al minimo).

Come investire guardando al futuro

Ok, abbiamo capito che il passato non dovrebbe dettare le nostre decisioni di investimento.

Però lo farà comunque.

“Ma come? Fino ad ora mi hai detto di non prendere mai decisioni di investimento guardando alla performance passata!”

Tranquillo, non mi sono ammattito.

La performance passata ha una sua utilità e una sua valenza (ma non è mai l’UNICO fattore da considerare in un investimento).

Alcuni, ad esempio, partono dalla performance passata per scremare i migliaia di titoli o strumenti finanziari esistenti.

Però, dobbiamo essere consapevoli che una volta impostato questo “filtro” iniziale, la nostra capacità di giudizio potrebbe rimanerne inevitabilmente viziata.

La valenza più interessante della performance passata l’ha però analizzata Morgan Housel, autore de “La Psicologia dei soldi”.

Housel fa notare che, quando la performance passata copre un lungo, ma davvero lungo, periodo di tempo, è molto probabile che rifletta degli elementi strutturali duraturi che caratterizzano un asset/paese/azienda.

Un esempio emblematico è il successo economico degli Usa, il cui mercato azionario ha sempre sovraperformato gli altri mercati azionari nel lungo periodo.

Housel fa notare che parte del successo economico degli Stati Uniti è dipeso dalla cultura imprenditoriale della nazione, fattore che però può subire cambiamenti anche improvvisi e non offre una garanzia abbastanza valida di prosperità futura.

Al contrario, esiste un altro fattore più strutturale e duraturo, ovvero il fatto che gli Usa possono contare su un vasto territorio ricco di risorse naturali, oltre che essere protetti dagli attacchi nemici, grazie ai due vasti oceani che lo costeggiano da entrambi i lati.

Come afferma Housel, è ragionevole pensare che questi vantaggi strutturali abbiano avuto una certa influenza sul loro successo economico (anche se non possiamo sapere quanto abbiano effettivamente inciso).

Allora, facciamo all-in sugli Usa perché fino ad oggi hanno avuto l’economia più florida e il mercato di capitali più grande al mondo?

Ovviamente no.

Ripetiamolo: “I rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri”.

Lo so, è difficile non lasciarsi ammaliare dalla performance passata; tuttavia, due elementi ti possono aiutare a non cadere nella sua trappola.

Il primo è conoscere le numerose lezioni che la storia dei mercati ci ha tramandato.

Abbiamo ricordato l’episodio della bolla Dot-com, ma se ne contano molti altri che testimoniano quanto “inseguire il trend e la performance passata” possa nuocere agli investitori, spingendoli ad assumersi troppi rischi (non diversificando).

Il secondo elemento che ti aiuta a non cadere nella trappola della performance passata è avere un piano finanziario, progettato per raggiungere i tuoi obiettivi di investimento.

Ricorda sempre che si investe per raggiungere i propri obiettivi personali, come accumulare un gruzzolo alternativo per la pensione, costruire un fondo per i propri figli e qualsiasi altra cosa ti venga in mente.

E non potrai certo raggiungere questi obiettivi inseguendo ciecamente la performance passata e facendo all-in sullo strumento che ha ottenuto i migliori risultati!

Ma li potrai raggiungere costruendo la tua strategia di investimento, ovvero la tua personale bussola, che ti guiderà attraverso tutte le scelte che riguardano i tuoi soldi e i tuoi investimenti.

Creare la tua strategia sarà semplice grazie a Plannix, il processo pratico che ti aiuterà a definire i tuoi obiettivi di investimento, associandoli ai corretti portafogli di investimento, in base alla tua tolleranza al rischio e alle tue specifiche esigenze.

Per diventare completamente autonomo nella gestione dei tuoi soldi e dei tuoi investimenti, la risposta che cerchi è sempre Plannix.

di Paolo Di Domenico

Financial Market Analyst di Lixi Invest

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